Grillo, il dito e la Luna
“Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito” filosofeggiava un detto in auge qualche anno fa. Che non mi ha mai convinto. Forse sarò cinico, ma non vedo perché debba essere considerato stolto chi si permette di evidenziare l’inadeguatezza dello strumento per realizzare il Sogno. Ad esempio, il Movimento Cinque Stelle, che proprio oggi si direbbe pervaso da un senso di frustrazione per il risultato delle elezioni comunali. Soprattutto a Roma. Soprattutto dopo i trionfi di piazza di Grillo.
Intanto una riflessione sul risultato delle amministrative (che, spudoratamente, copio dal post di un mio amico, Ciro Totaro, su Facebook): “Il giorno stesso del trionfo del M5S alle politiche di quest’anno, si votava anche per le amministrative in tre regioni: in Lombardia, Lazio e Molise si passava, mediamente, dal 25% del dato nazionale, al 15% di quello locale. Più recentemente ricorderemo come in Friuli il dato sia stato ancora più divergente: dal 40% al 20%. L’ultimo sondaggio pubblicato questa mattina dava, per le politiche, il M5S al 24,5%. Come si spiega ciò?
È opinione comune ritenere le amministrative, consultazioni particolari che necessariamente devono essere viste da un ottica diversa, più legata al locale, ai rapporti personali, al voto di scambio. (….) Mettici un po’ di campagna elettorale contro, quasi tutta la stampa negli ultimi tre mesi si è occupata delle “mancanze” dei parlamentari pentastellati, accusando poi i “grillini” di occuparsi troppo degli scontrini e poco dei “problemi del Paese” dopo aver attirato l’attenzione del pubblico italiano montando un caso mondiale sulla diaria. Però vorrei che il movimento facesse anche autocritica perchè, secondo me, ci sono almeno un paio di cose su cui riflettere: Intanto, la comunicazione. La rete sarà il futuro, per il momento non è il presente o lo è solo parzialmente. È assolutamente necessario migliorare la comunicazione negli strumenti, e non solo nella quantità ma anche nella qualità; spesso alcuni “portavoce” si sono resi protagonisti di cadute di stile evitabili, ma hanno anche mostrato scarsa “cultura” politica, frutto certamente di inesperienza, ma anche di una certa superficialità. (…)
Poi, l’azione politica. Dopo il fisiologico periodo di assestamento, e l’altrettanto comprensibile sbandamento dovuto alla inesperienza ed all’attacco del fuoco amico e non, aspettavamo tutti risultati più efficaci dal lavoro svolto dai nostri terminali. Ciò non è avvenuto se non in misura minore e comunque poco visibile all’esterno (le interpellanze parlamentari che spesso si sono infrante su un muro di gomma di una classe politica esperta, hanno lasciato con l’amaro in bocca molti di quei cittadini che aspettano con trepidazione il risolversi di proprie istanze. (…)”
Ottima analisi. Io, comunque, ci aggiungerei, anche l’inconsistenza organizzativa del Movimento Cinque Stelle. Parliamoci chiaro. La scelta di Grillo di escludere dalla compagine elettorale persone della “Società Civile” e quindi di fare eleggere in Parlamento suoi adepti di antica militanza ha inevitabilmente svuotato i meetup locali di persone che, per il loro carisma e la loro storia, riuscivano, in un modo o nell’altro, a “dirigere” il Movimento. Con la loro andata a Roma e con l’inesistenza di un qualsiasi strumento di raccordo tra i parlamentari e i gruppi locali (il famoso “Portale internet” che avrebbe potuto in parte tamponare questa situazione, per motivi imperscrutabili continua a non essere pronto) e con l’inesistenza di un Regolamento (che stabilisca, ad esempio, chi abbia diritto al voto in una riunione) il Movimento Cinque Stelle è piombato nella più assoluta atomizzazione. È vero. Ci si riunisce, si fanno banchetti, si cerca di “parlare con la gente” ma in maniera quasi compulsiva: senza una strategia e, cosa ancora peggiore, senza nessuna capacità di diventare referenti dei tanti movimenti (studenti, disoccupati, cassaintegrati, operai incazzati per l’ennesima infamia dei sindacati….) che pure negli ultimi mesi si erano rivolti al Movimento Cinque Stelle. E ancora peggio quando qualcuno, qui a Napoli, ci domanda quale è la posizione “ufficiale” del Movimento Cinque Stelle su de Magistris o sulla ZTL. Si farfugliano, allora, le risposte più diverse che ognuno si sente autorizzato a dare in nome del famigerato slogan “Uno vale uno” che è l’antitesi di ogni struttura collettiva, di ogni movimento. Si rischia così di fare abortire il Movimento Cinque Stelle come soggetto politico, trasformandolo in un una messe di meri “seguaci di Grillo” capaci solo di estrapolare dai suoi discorsi (“nè di destra, nè di sinistra”) quello che più convince.
Così non si va da nessuna parte. Anzi, così si va verso la dissoluzione di quella che potrebbe essere (e in parte ancora lo è) la speranza per milioni di persone.
Francesco Santoianni
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