Ma, che gliene frega a Renzi dell’Italicum?
Ma, in ultima analisi, che gliene frega a Renzi dell’Italicum se non per spappolare – dopo Forza Italia – il Movimento Cinque Stelle? Certo. Si tratta di una legge infame, assolutamente antidemocratica che riduce le elezioni ad una farsa e gli eletti in zombies nominati dalle segreterie dei partiti. E allora? Cosa, veramente, cambierebbe? È forse una legge dettata dal Grande Capitale? Ma, davvero questa legge servirebbe ad accelerare e consolidare la rapina condotta, in questi decenni? Azzerare ogni illusione parlamentaristica e privarsi di questa formidabile valvola di sicurezza? No. Gli editoriali dei maître à penser di Repubblica e del Corriere si direbbero per nulla entusiasti dell’Italicum. Ma, in mancanza di meglio, si rassegnano a Renzi; il quale (oltre dover dimostrare che, dopo mesi di vuote chiacchiere, finalmente ha fatto qualcosa) continua ad illudersi che governare significhi galleggiare su un effimero mare di voti.
Anche perchè la sua vera forza è l’inconsistenza di un vero movimento di piazza. Non certo i parlamentari. A proposito di parlamentari, fate una follia: leggetevi Lenin. Lo trovate nelle bancarelle: un paio di euro. Scoprirete cosa possono davvero fare i parlamentari quando si rapportano, alimentandolo, ad un movimento di piazza. Ma, da questo punto di vista, Renzi – nonostante i 150 parlamentari Cinque Stelle – dorme tra due cuscini.
Movimento di piazza? Naaaaaa… Per Grillo è da escludere. L’ultima cosa che oggi pensa di fare – soprattutto dopo che i suoi pupilli si sono autonominati strateghi del “dialogo con il PD” – è rapportarsi con i tanti (se pur microscopici) movimenti che continuano a mobilitarsi contro la guerra, (a proposito: tra poco ritorniamo in Libia mentre dell’appoggio a Israele o ai nazigolpisti di Kiev neanche a parlarne), i licenziamenti, le privatizzazioni, il cappio del debito pubblico…. Movimenti di piazza: neanche a parlarne. Per Grillo & Casaleggio sarebbe la negazione della loro strategia politica. E la fine di un “movimento” composto da meri “seguaci”: destinati, al più, a “fare il tifo” o a fondare sciagurati “club” su Facebook. Meglio quindi esibirsi, in una passeggiata verso il Quirinale. (doppiamente fallimentare: sia per i pesci in faccia di Napolitano, sia per la commistione con i parlamentari della Lega e di SEL). Ma, a proposito. A qualcuno tra i milioni di italiani alla canna del gas è fregato qualcosa di questa “manifestazione”? Credo proprio di no.
Forse per questo, ora messi a tacere i nuovi “dissidenti” e scomunicata l’annunciata manifestazione a Roma in “difesa della Democrazia” (che era pur nata dalla base grillina sulla idolatrata “Rete”) il conclave organizzato da Grillo (lontano da ogni tentazione di “diretta streaming”) ha “deciso” una ennesima manifestazione meramente coreografica – il “Parlamento in piazza” – da far “ratificare”, ovviamente, dalla “Rete”.
Francesco Santoianni