Il tormentone dei “video falsi” dell’ISIS
È un falso il video ISIS sulla decapitazione di 21 copti! Lo afferma tale Veryan Khan, del Terrorism Research & Analysis Consortium (Trac) e, quindi, Fox-TV e, quindi, uno sterminato numero di giornalisti, famosi, finora, per avere attestato la veridicità di evidentissimi falsi provenienti dalla Siria. Ma perché mai questi, ora, si danno tanto da fare per smentire video (come, ad esempio, quelli dell’esecuzione di Foley o di Muad Kasasbeah) inequivocabilmente veri? Prima della risposta, soffermiamoci sulle “evidenti manipolazioni” che – a detta dell’autorevole Guido Olimpio del Corriere della Sera – attesterebbero la falsità dell’ultimo video dell’ISIS: quello della decapitazione di 21 copti.
“…la prima riguarda il presunto boia, il terrorista che si esprime in inglese. E’ troppo grande rispetto allo sfondo e anche la sua testa non è proporzionata. Stessa cosa per i jihadisti alle spalle delle vittime: è come se fossero stati alti 2 metri. Gli aguzzini, in pratica, erano dei giganti e gli ostaggi dei nani. Poi c’è il rumore del mare in sottofondo, una colonna sonora conosciuta e usata in molti filmati. E sarebbe falso anche il sangue che tinge di rosso l’acqua nella scena finale. Ne è convinta un’altra esperta, Mary Lambert, secondo la quale è stato realizzato con l’aiuto di un computer. E secondo gli analisti di Trac chi ha montato il filmato non ha tenuto conto che il sangue che sgorga da una ferita ha un colore molto più scuro di quello visto nella fase dello sgozzamento. Insomma, si tratterebbe di effetti speciali.
Sempre la Lambert, soffermandosi sulla scena di gruppo, afferma che sulla spiaggia c’erano forse solo 6 persone. Le altre sono state aggiunte con la tecnica nota come “rotoscoping”: ossia l’immagine è “tolta” da un background di un video e inserita davanti ad un secondo “sfondo”. Dunque l’Isis avrebbe girato la scena in un altro luogo e l’ha poi trasformata in un filmato ambientato sulla spiaggia libica. Veryan Khan insiste poi sulle proporzioni delle orme sulla sabbia che – a suo giudizio – non possono essere quelle dei militanti o delle vittime.”
Per appurare da dove nascessero queste considerazioni, dapprima ho visionato l’analisi (assolutamente inconsistente) del video condotta da Fox News; poi ho tentato di iscrivermi al sito del Terrorism Research & Analysis Consortium (Trac). Ma, visto che non avevo settecento dollari (!) da spendere per l’iscrizione, mi sono rassegnato a scaricare da Emule la versione integrale (800 MB) del video ISIS, certificato dal SITE (ma su questo ci ritorniamo) per analizzarlo. Versione integrale che qui non mostro, sia per rispetto alle vittime e sia perché quello che dirò ritengo possa essere avvalorato anche da una versione ridotta, seppure molto cruenta, del video visionabile qui e persino dalla versione per il “grande pubblico” visionabile qui.
Occupiamoci, quindi, delle “evidenti manipolazioni”. Intanto, la testa (tra l’altro intabarrata con un cappello e una sciarpa) del capo degli aguzzini appare del tutto normale mentre la storia degli “aguzzini giganti” si spiega considerando che le vittime al loro fianco camminano nella parte più vicina al mare cioè col maggior dislivello; non a caso, quando sia le une che gli altri, sono in fila fermi, in piedi, rivolti alla telecamera il “gigantismo” scompare. Una bufala pure la storia del “c’erano forse solo 6 persone”: basta guardare la scena immediatamente prima dell’esecuzione per accorgersi di decine di facce tutte diverse. Assolutamente non verificabili, poi, altre “evidenti manipolazioni” (le “proporzioni delle orme sulla sabbia”, il “rumore del mare”, il “colore del sangue che sgorga da una ferita”) a meno di non spendere una piccola fortuna per iscriversi al Trac (come, immaginiamo, abbiano fatto, invece, i suddetti, strapagati, giornalisti main stream dai quali ci aspettiamo un qualche ragguaglio). A proposito di sangue: l’unica scena del video che indubbiamente risulta artefatta è quella con il mare rosso. Tinto di rosso non già – con buona pace dell’esperta Mary Lambert – “con l’aiuto di un computer” ma più banalmente lanciando in acqua polvere colorata: solo così si spiega il moto ondoso che, dal largo, trascina a riva il “sangue” di persone sgozzate sulla spiaggia.
Ma, al di là dell’ultima scena con il mare tinto di rosso, il video appare tragicamente autentico. Come, verosimilmente, lo è il recentissimo video delle 45 persone in gabbia bruciate vive dall’ISIS; video che, state pur certi, qualche solerte terrorista ha già inviato al SITE per la consueta “certificazione” e diffusione planetaria. Ma che, stranamente, il SITE non ha fatto diffondere su internet o in TV. Perché? E perché da qualche giorno su internet sta dilagando questo video, realizzato non già dal solito pasticcione da tastiera ma da uno dei più efficienti think-tank dell’imperialismo francese? Probabilmente perché, ora che è sempre più vicino l’invio di truppe di terra per “neutralizzare l’ISIS”, per presentare la prossima invasione come un blitz che non comporterà vittime tra le truppe occidentali, è meglio presentare l’ISIS – fino a ieri presentato come un esercito invincibile – come una mera organizzazione criminale; certamente efferata ma talmente inefficiente da dover ricorrere a evidenti trucchi televisivi per supportare i suoi snuff movie.
Fantapolitica? Può darsi. Ma, di certo, per farci accettare una nuova guerra lavorano in molti, con articolate strategie mediatiche che vengono affinate ogni giorno. Ricordatelo la prossima volta che mettete un “mi piace” su Facebook.
Francesco Santoianni