Cosa votiamo alle elezioni regionali?
Già la tentazione di starsene a casa il 31 maggio era forte; ma, tramontata la lista “Maggio”, quello che resta da scegliere sulla scheda fa davvero cadere le braccia.
Intanto, c’è un PD che, dovendo lasciare la Campania a Berlusconi-Alfano, presenta De Luca: ha già perso contro Caldoro alle precedenti regionali ma il suo status di condannato fa comodo a Renzi per scardinare la Legge Severino e mettere a tappeto chi si ostina a parlare di “questione morale”. In più Renzi permette a De Luca – suo sottosegretario – di ammantarsi di una aureola di burbero “ribelle ai sistema dei partiti” che torna sempre comodo per cavalcare l’onda dell’antipolitica. Se pensate di votarlo per questo, o perché subdolamente convinti dalla parodia del video di Crozza, o per l’”eccezionale bravura dimostrata come Sindaco di Salerno”, o perché lo ritenete diverso o migliore di Renzi, lasciate perdere questo articolo e tornate a rimpiangere Bassolino.
Poi ci sarebbe la terrificante lista “Sinistra al lavoro per la Campania”: in pratica, Rifondazione e SEL alla solita, disperata, ricerca di qualche briciola che cade dal desco del Centrosinistra. Roba da Sinistra Arcobaleno, per capirci. Se giudicate da ciò che uno dice e non da quello che ha già fatto, questa Lista fa per voi. Io me ne guardo bene.
Ma andiamo avanti e, sorvolando le tante bizzarre liste – come quella “meridionalista” Mo’ (che pure vanta padri gloriosi) o quella creata da “ambientalisti” illuminati sulla strada per Damasco – occupiamoci del Movimento Cinque Stelle.
Cinque mesi fa, alle regionali, in Calabria, ha preso il 5,44% (aveva il 24,85% alle politiche 2013); e, a suggellarne il declino, candidati che continuano ad essere prescelti in “Rete” da “attivisti certificati” che nessuno ha visto mai. Già questo alle elezioni europee ha fatto emergere personaggi assolutamente sconosciuti ai pochi, reali, attivisti, Cinque Stelle ma, ora – considerando che la posta in gioco sono cariche che amministreranno un mare di soldi – non sono da escludersi in Campania ben più potenti (e loschi) comitati elettorali bramosi di trasformare qualche sfessato Cinquestelle in una testa di legno per chissà quali business.
Quindi, anche il Movimento Cinque Stelle tra gli invotabili? Un attimo di suspence prego; anche perché – dal pulpito di un (ormai ex) attivista Cinque Stelle – ora arriva l’inevitabile predica.
Con Grillo ho chiuso il mio impegno politico a ottobre di un anno fa, dopo un suo sconcertante comizio nel quale – messe da parte le parole d’ordine che avevano incantato me e tanti altri (moratoria del Debito pubblico, nazionalizzazione delle banche, beni comuni, no alla guerra…) – si era ridotto a saccheggiare il programma di Salvini. Puro marketing elettorale che, nelle illusioni di Grillo&Casaleggio garantirà l’agognato 51%.
Da allora, per il Movimento Cinque Stelle, la strada è stata tutta in discesa. Andati via (o espulsi) tutti coloro che – anche per non ridursi a marionette di Grillo e/o dei suoi valvassori – avevano cercato di costruire una qualche linea politica, stancatisi i parlamentari di sublimare con sceneggiate la loro impossibilità di essere rappresentanti di movimenti di lotta, sgonfiatesi strampalate iniziative come il referendum sull’euro… una pericolosa considerazione ha cominciato a serpeggiare tra i grillini: “Se non siamo riusciti a portare a casa nessuna conquista è perché non abbiamo stretto alleanze, magari come quella che Bersani ci proponeva nel 2013”. Insomma, nessuna riflessione sulla scomparsa di Rifondazione, fagocitata da Prodi-D’Alema nel 2008. Nessuna riflessione sulle importanti conquiste (a cominciare dallo Statuto dei Lavoratori) ottenute negli anni “70, pur stando all’opposizione, con imponenti mobilitazioni. Nulla. Solo la “macchiavellica” indicazione di votare Prodi o Bersani o altri impresentabili candidati alle elezioni presidenziali, nella speranza di rapportarsi con la famigerata “sinistra del PD”. Non è affatto da escludere, quindi, che in nome del raggiungimento di qualche “risultato concreto”, si possa vedere alla Regione Campania una qualche oscena alleanza.
Detta così, sembrerebbe che il Movimento Cinque Stelle si avvii a diventare – al pari del Partito Radicale o dell’Italia dei Valori – un relitto del Passato da punire con l’astensione. Sarebbe un peccato. Anche perché il Movimento Cinque Stelle è stata l’unica forza parlamentare che – nonostante le sue fallimentari strategie e i tanti Capezzone e inetti vari che oggi affollano la corte di Grillo – si è battuta contro il governo Renzi e le sue criminali politiche. Una forza che può ancora essere il catalizzatore di movimenti di lotta.
Certo, una buona legnata alle elezioni regionali potrebbe fare aprire gli occhi ai tanti attivisti Cinque Stelle che oggi continuano ad illudersi che si possa andare avanti senza una strategia politica; ma affinché ciò succeda sarebbe il caso che i tanti compagni – la stragrande maggioranza dei quali oggi impegnati a baloccarsi con Armi di Distrazioni di Massa – mettessero da parte la loro spocchia e chiedessero, già da oggi, al Movimento Cinque Stelle un confronto. Prima delle elezioni regionali.
Francesco Santoianni
Ma va a cagare va
L’unica scelta etica possibile è l’astensionismo attivo.