Pokemon dalla Siria
Sul tormentone dei Pokemon (che questa estate prende il posto dell’Hula Hop, dello Yo-yo, delle palline Clik-Clak…) ci sarebbe ben poco da aggiungere ai fiumi di chiacchiere, che affollano i talk show e i telegiornali, se non fosse per un davvero infame video diventato “virale” grazie agli innumerevoli main stream (in primis, ovviamente, Repubblica) che lo stanno propagandando. “Video” per modo di dire, in quanto utilizza in dissolvenza una serie di foto di bambini che, inizialmente, mostravano solo cartelli con su disegnati i Pokemon e la scritta in arabo “Invece di cercare i Pokemon, cercate noi e veniteci a salvare”.
L’origine di queste foto non è nota. E sarebbe certamente lodevole questa iniziativa, se non fosse stato per “The Revolutionary Forces of Syria Media Office” (una delle tante agenzie dei “ribelli siriani”, con il sito localizzato a Panama , che, periodicamente, rifornisce la stampa occidentale di bufale come questa) che ha pensato bene di apporre sulle foto (inizialmente senza logo) il proprio logo e aggiungerne qualche altra (come questa, con un bambino in tuta mimetica); il resto (e il peggio) lo hanno fatto i media occidentali che hanno trasformato le foto marchiate RFS, in un video (qui con una musica struggente) di accusa al “regime di Assad” – come recitano le innumerevoli didascalie – che sta spopolando sulla Rete.
Come controbattere all’infamia di chi trasforma un appello umanitario in propaganda per bande di tagliagole? Pubblicando le recenti foto del bambino siriano sgozzato dai “ribelli siriani” per aver inneggiato ad Assad? Meglio di no. Felici vacanze a tutti.
Francesco Santoianni
(Questo articolo è stato già pubblicato su L’Antidiplomatico nella rubbrica “I media alla guerra”)