Grati di essere ancora vivi
Ma perché continuano ad annunciarci catastrofi imminenti? Certo possono esserci motivazioni abbastanza ovvie; ad esempio una privatizzazione del servizio idrico come sembrerebbe suggerire “Bevi Napoli e poi muori” il forsennato articolo di una settimana fa de l’Espresso (oggi supportato nientedimeno che da Roberto Saviano). O business ancora più lucrosi come l’imposizione in Europa di mais geneticamente modificato, alla base della psicosi della “Mucca pazza” che dilagò nel 2000. Ma, forse, c’è qualcosa di molto più pervasivo ed efficace. Se si analizzano tutte le campagne terroristiche che ci hanno cullato negli ultimi anni – dal Y2K (che allo scoccare dell’anno 2000, bloccando tutti i computer, avrebbe gettato l’umanità nel Medioevo), alla “Influenza aviaria”, alla SARS, all’allarme Escherichia coli, per non parlare dell’AIDS o delle lettere all’antrace… – si scoprirà che il meccanismo politico-mediatico è sempre lo stesso: enfatizzare (o inventare) una minaccia alle nostre vite per dare carta bianca a scienziati, governanti e (qualche volta) militari – forze dell’ordine. Ai quali finisce per andare la nostra gratitudine quando la catastrofe appare scongiurata. E si è ancora vivi.
Certo, come ideologia non è un granché. Ma in una fase storica come questa, in cui una crisi economica di inaudita gravità sta per cancellare il domani, può bastare per tenere calma la gente.
Francesco Santoianni
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