Bombe sulle scuole in Siria: due pesi, due misure
Passata, sostanzialmente, sotto silenzio in Occidente la strage del 29 aprile a Damasco – almeno 12 studenti nell’l’istituto tecnico Badr el-Din Husseini, colpito da colpi di mortaio sparati inequivocabilmente dai “ribelli”, più altri 60 morti per due autobombe – ora i nostrani mass media tentano goffamente di “parare il conto” diffondendo la “notizia”, propagata dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, del bombardamento di una scuola ad Aleppo da parte dell’aviazione di Assad e che avrebbe ucciso 18 bambini. In primis, ovviamente, Repubblica che, forse per rendere più “appetitosa la notizia”, ci mette del suo arrivando a scrivere che il bombardamento sarebbe avvenuto mentre era in corso nella scuola una mostra, realizzata dai bambini, sui crimini di Assad.
Effettivamente, in una sequenza completamente isolata dalle altre, il video mostra alcuni disegni (attaccati ad un muro senza alcuna traccia di lesioni) nei quali compaiono la bandiera a tre stelle dei “ribelli” e caricature di Assad che sgozza la Pace. Ma poniamoci una domanda: per quale motivo ad Aleppo i “ribelli”, oggi stanati dagli attacchi missilistici dell’aviazione siriana e dilaniati in scontri tra “jihadisti” e “filo ESL”, troverebbero il tempo e la voglia di andare in una scuola elementare per organizzare una mostra? L’ho chiesto telefonicamente ad alcuni amici siriani i quali, escludendo che oggi ad Aleppo una mostra come quella avrebbe potuto essere organizzata “autonomamente” da qualche insegnante o scaturita “spontaneamente” dai bambini, hanno confermato i miei dubbi. E mi hanno fatto notare dell’altro.
Intanto che nel video, le scene (fotogrammi 4 e 5) che mostrano una, davvero flemmatica, rimozione delle macerie della “scuola”non compare, come sarebbe stato logico aspettarsi, nessun genitore in trepidante attesa o che cerca i propri cari tra le macerie; in un’altra foto (spacciata per quella della scuola di Aleppo bombardata), addirittura, la rimozione delle macerie (fatta con un bulldozer) si direbbe finalizzata a ripulire un cortile e non a disseppellire qualche corpo. Nessun fotogramma del video o foto presentate come quella della “scuola bombardata ad Aleppo” mostra banchi, cattedre, lavagne…; mentre nell’unica foto finora pubblicata dai giornali a supporto della tesi del bombardamento, che potrebbe verosimilmente mostrare l’interno di una scuola (si veda, il disegno del cartone animato sulla parete in alto a sinistra) i muri non evidenziano nessuna traccia di un bombardamento o di lesioni da questo.
Insomma, il tutto si direbbe un’altra bufala, al pari di quella famigerata del “napalm sganciato su una scuola dall’aviazione di Assad” che (al pari di un’altra, veramente incredibile), consacrata anch’essa dalla BBC e da Repubblica, a distanza di mesi continua ad essere riproposta da numerosi da numerosi network.
Nulla di nuovo nel campo dell’informazione sulla Siria, dunque. Le menzogne si susseguono a menzogne e c’è pure chi si inventa di sana pianta delle “aggiunte” per una opinione pubblica che, passata la paura di un intervento della Russia, si direbbe assuefatta ad un massacro pianificato dall’Occidente e dalle Petromonarchie. A proposito. Il 25 maggio ci saranno le elezioni europee e si direbbe che il coinvolgimento del nostro governo e dell’Unione Europea sul sostegno e la continua fornitura di armi ai “ribelli” non interessi neanche alle liste che pur si dicono contrari alle nostre missioni militari. Non sarebbe il caso, in uno dei tanti incontri con i candidati, metterli con le spalle al muro su questo loro silenzio?
Francesco Santoianni
Questo articolo è stato già pubblicato in www.sibialiria.org