La pezza peggio del buco. Ancora su Grillo e Gaza
Con qualche attivista Cinque Stelle che, pur guardandosi le spalle, comincia ad affollare le già numerose manifestazioni contro la carneficina in atto a Gaza e Cisgiordania e innumerevoli altri – altrettanto incazzati – che su Internet si domandano a che diavolo sia servito avere nove milioni di voti, 100.000 “attivisti certificati” e 150 parlamentari, Grillo corre ai ripari e pubblica sul suo blog un chilometrico articolo su Gaza del deputato Manlio di Stefano. Il quale dovrebbe incarnare l’ortodossia del Movimento: (“da 13 mesi sono portavoce dei Deputati Cinque Stelle”) ed essere attento conoscitore della situazione mediorientale (“Seguo da qualche tempo la questione israelo-palestinese”) anche se non è dato sapere su quali fonti possa affermare che i tre giovani coloni israeliani siano stati “rapiti e uccisi da palestinesi” (un oscuro episodio che, invece, sembrerebbe essere stato compiuto da gruppi terroristici al soldo dei servizi segreti israeliani).
E dire che contro Di Stefano, un anno fa, a seguito di alcune sue (sacrosante) dichiarazioni al ritorno da una missione parlamentare in Palestina, si erano levati dalla stampa sionista strali e, addirittura, accuse di “antisemitismo” che gli erano valsi una aureola di “estremista” e una specie di “processo” da parte di suoi colleghi Cinque Stelle. Dovremo ritornarci su queste farneticanti accuse di “antisemitismo” anche perché su queste si basa il pressing per costringere i Cinque Stelle ad approvare oggi una davvero grave legge, da essi già, incredibilmente, appoggiata un anno fa: quella sul crimine di Negazionismo.
Ma occupiamoci dell’articolo di Di Stefano. Tralasciamo la lunga ricostruzione storica e la pretesa di spiegare la nuova mattanza di Israele quasi come mera risposta all’”attacco missilistico” dei palestinesi (come se i palestinesi fossero gli aggressori e gli israeliani gli aggrediti) e occupiamoci di indicazioni politiche e cioè di cosa – secondo Di Stefano – dovrebbe fare il Movimento Cinque Stelle. Purtroppo, il portavoce dei deputati Cinque Stelle non lo dice. Andiamo per punti:
Intanto, la campagna di boicottaggio delle merci israeliane che, insieme a quella per il disinvestimento e sanzioni (BDS, appunto), viene condotta in tutta Europa comportando anche significative adesioni e vittorie. È questa l’indicazione per i Cinque Stelle? No. Di Stefano, prendendo lucciole per lanterne ed enfatizzando quello che ritiene sia da qualche tempo un “nuovo ruolo dell’Europa con la rule-bound cooperation” si limita ad auspicare che la Comunità Europea emani “nuove linee guida sull’etichettatura dei prodotti israeliani per garantire ai cittadini europei di poter scegliere consapevolmente un prodotto proveniente da una colonia illegale”. I tanti picchetti di attivisti BDS che – pacificamente ma con determinazione – presidiano i supermercati italiani ed europei resteranno esterrefatti.
Poi, ci sono gli accordi stipulati dal nostro Paese con Israele. L’attuale fornitura dei caccia Alenia-Aermacchi M-346 (per la quale i Cinque Stelle chiedono la sospensione) costituisce, in realtà, solo una piccola parte della cooperazione militare italo-israeliana, istituzionalizzata dalla Legge n. 94 del 17 maggio 2005, che coinvolge le Forze Armate, le industrie e – addirittura – le università del nostro Paese in attività e progetti di cui nessuno (neppure il Parlamento) può essere messo a conoscenza. La legge stabilisce infatti che tali attività sono «soggette all’Accordo sulla sicurezza» e quindi segrete. È davvero surreale che i parlamentari Cinquestelle, che della trasparenza hanno fatto il loro Credo, non chiedano, quanto meno, di desecretare subito questo Accordo o di abrogare una legge votata da un Parlamento che non ne conosceva il contenuto.
Poi ci sarebbe la questione della permanenza italiana nella NATO che, già il 2 dicembre 2008, tre settimane prima dell’operazione israeliana «Piombo fuso» a Gaza, ha ratificato il «Programma di cooperazione con Israele » che comprende, tra l’altro, cooperazione nel settore degli armamenti e aumento delle esercitazioni militari congiunte; come la «Blue Flag», la più grande esercitazione di guerra aerea mai svoltasi in Israele, cui hanno partecipato, nel novembre 2013, Stati Uniti, Italia e Grecia. Vogliamo continuare a rimanere nella NATO? Se si, accettiamo che l’Italia continui a fornire – ad esempio – supporto satellitare e coordinamento dei droni per i bombardamenti su Gaza (e magari, tiri pure fuori i soldi per ammodernare l’esercito di Kiev oggi impegnato in una sanguinosa repressione). Se no, cominciamo a dichiararlo e muoviamoci di conseguenza.
Ma al di là di possibili indicazioni politiche e campagne, resta inevasa una domanda di fondo: come il Movimento Cinque Stelle potrebbe contribuire alle mobilitazioni che si stanno tenendo contro il massacro di Gaza (a oggi siamo a 190 palestinesi uccisi). Speravo di trovare un qualche suggerimento almeno nei commenti all’articolo di Manlio di Stefano pubblicato ieri. Ma i commenti sono quasi finiti, (dai 350 di ieri ai 31 di oggi) perché l’articolo è stato già declassato. Sommerso da un altro, uscito oggi, dedicato alla davvero urgentissima e fondamentale questione delle Città Metropolitane. “Oggi il M5S deve decidere se prendere parte al processo per l’Istituzione delle Città Metropolitane. Questa decisione è sottoposta al voto degli iscritti certificati. Si vota oggi 15 luglio dalle 10 alle 19.” Bisogna fare presto!
Tanto per Gaza si può sempre attaccare qualche foto su Facebook.
Francesco Santoianni
P.S. Quella che può considerarsi la prima parte di questo articolo è pubblicata qui
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